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“Missione” insegnanti, viaggio nel napoletano – Centro Storico

spaccanapoli napoli centro storico insegnanti

Napoli è una delle città più complesse dove crescere. Lo dicono i rapporti, l’escalation della fenomenologia delle baby-gang, gli incontri e i piani straordinari che si sono susseguiti negli anni, lo dicono anche i risultati Invalsi che vedono la città partenopea come fanalino di coda dell’intera Nazione. 

Cosa vuol dire essere insegnante a Napoli e in provincia? Abbiamo deciso di metterci in macchina con Corrado Matacena, imprenditore dell’omonimo gruppo di promozioni editoriali, nei suoi giri per la città a visitare scuole e distribuire libri. 

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Il campanile del monastero di Santa Chiara, nel centro storico di Napoli (foto: Enrico Parolisi - Instagram)
Il campanile del monastero di Santa Chiara, nel centro storico di Napoli (foto: Enrico Parolisi – Instagram)

Consegnare libri al centro di Napoli per chi fa promozione editoriale è un’impresa. Arroccati in splendidi edifici nel cuore della zona a traffico limitato, o con ingressi in stretti vicoli che ricordano la Napoli raccontata di Matilde Serao, dove piccoli portoncini aprono gli occhi a immensi giardini o straordinari esempi di architettura. Studiare al centro di Napoli è un privilegio per gli studenti: si calpestano anni di storia e si respirano i fumi di una città dalla cultura millenaria, che oltre ogni suo atavico problema tiene ancora impregnato nelle pietre di tufo lo splendore che fu.

Paolo Barbuto, prima firma del Mattino che qui affonda le radici della sua storia, scriveva in un articolo del 2015 “le scuole di frontiera non stanno solo in periferia ma anche in pieno centro città”. E ha ragione da vendere: quelli che erano i palazzi nobili del “ventre” di Napoli svettano a ridosso dei quartieri popolari, un meltin’ pot tutto partenopeo che per anni ha visto mescolarsi i ceti sociali. Al centro studiano parimenti i figli di stimati professionisti e quei ragazzi che la scuola ha il dovere di strappare dalla longa manus della malavita organizzata. Non c’è differenza di ceto sociale, così come di colore, razza e religione. Napoli è un esempio di integrazione funzionale che parte proprio in tenera età, grazie al lavoro di insegnanti capaci e coraggiosi.

E riprendiamo sempre queste parole di Paolo Barbuto.

[…] abbiamo scoperto che in ognuno di questi luoghi esiste un manipolo di persone incapaci di arrendersi: professori, presidi, bidelli (ci scuserete se non utilizziamo il burocratese che ha attribuito altri nomi a queste categorie) che sono piccoli eroi quotidiani, capaci di affrontare questioni difficili in classe e genitori guappi fuori delle classi; pronti a spiegare l’onestà a ragazzi che hanno mamme e papà in galera, a portare la legalità nelle strade e nelle case che circondano la scuola; uomini e donne disposti a diventare artigiani per dipingere un muro o sistemare il parquet per far ballare le bambine. E ti capita sempre, invariabilmente, che alla fine della chiacchierata lunga e intensa, tu li scruti negli occhi e gli chiedi: «Scusate, ma voi che mestiere fate? Mica siete semplici professori…», e loro si guardano imbarazzati senza sapere cosa dire. Perché, per loro, fare certe cose speciali, eroiche, è normale.

Leggiamo queste parole e ci tornano a mente i volti di docenti come quelli dell’Istituto Comprensivo Statale Confalonieri, del 34esimo circolo Ristori, o della Foscolo – Oberdan. Non semplici insegnanti, ma factotum che sono chiamati a un compito ben più ampio di quello per cui vengono retribuiti, più di una volta costretti a sopperire alle carenze dello Stato che in alcuni vicoli sembra non arrivarci più.

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Il caso Sannazaro finisce in “caciara”: la preside segnalata ad Anac e Corte dei Conti

liceo sannazaro mare

Del caso Sannazaro, eccellenza storica della didattica napoletana, abbiamo già parlato in questo articolo. Il liceo del quartiere collinare del Vomero è balzato agli onori della cronaca quando una foto, ritraente alcuni docenti e allievi al mare insieme, ha mostrato come la dirigente scolastica Laura Colantonio gestisse la rotazione delle classi. Mantenere sì la settimana corta, ma ricorrere alle attività extrascolastiche per supplire alla carenza di aule rispetto alle classi formate (sei in più rispetto alla capacità della scuola).

Attività che passano anche per le gite negli stabilimenti balneari o nei giardini pubblici (la vomerese Floridiana, appunto). E che hanno scatenato un pandemonio.

Adesso un nuovo capitolo si aggiunge alla storia di un inizio di anno scolastico tormentato, che ha visto 70 genitori portare via i propri figli da quel liceo che vanta una tradizione unica nella storia della città di Napoli. E che fino ad ora era considerato un vero e proprio totem dell’istruzione all’ombra del Vesuvio.

La denuncia dei docenti

Ad attaccare la preside Colantonio, ora, sono i docenti. La situazione è indipendente – ma fino a un certo punto – rispetto a quella che finora ha animato la querelle. ma che è l’ennesimo segnale forte di un braccio di ferro ormai evidente tra il corpo insegnanti e la direttrice. Ventiquattro docenti hanno infatti presentato un esposto al direttore scolastico regionale Luisa Franzese, al Miur, all’Anac e alla Corte dei conti. Nel mirino ci sono le modalità di gestione non legittime e i disservizi relativi all’anno scolastico appena passato.

Il monte-ore esploso

L’anno scorso, sempre in funzione di una gestione attaccata da più parti, le lezioni si sono ridotte in alcune giornate a 50 minuti. Una soluzione che è in realtà attuabile, a patto che vengano recuperate nelle stesse discipline da cui quei dieci minuti sono stati sottratti.

Invece, il recupero di quelle ore è stato conteggiato durante la comunque obbligatoria Alternanza Scuola-Lavoro. Almeno questo è quanto denunciano i docenti nell’esposto inoltrato in queste ore. Gli stessi docenti che affermano che in questa riduzione neanche loro hanno recuperato quei 10 minuti perduti (che conteggiati in un intero anno equivalgono all’incirca a 70 ore di lezione in meno). E anche loro anziché recuperare affrontando con gli studenti gli argomenti della loro disciplina si sarebbero trovati a recuperare attraverso corsi di aggiornamento professionale.

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Caos al Liceo Sannazaro, le foto della gita al mare scatenano un caso

liceo sannazaro mare

Il liceo Sannazaro è il primo liceo di Napoli. Almeno stando ai dati dell’Eduscopio della Fondazione Agnelli sulla qualità dell’istruzione. Fa particolarmente scalpore, quindi, vedere in giro foto in cui – complice il caldo di questi giorni – insegnanti e alunni sono felicemente al mare insieme.

Gita scolastica, si legge. Inserita in programmi di itinerari d’arte attività fisica. Ma i dati dicono anche altro: le aule dello storico liceo partenopeo sono 48, le classi 53. E a turno, bisogna andare fuori. Ruotare. “Anche 18-19 volte all’anno”, ipotizzano i rappresentanti dei genitori, che ritengono il numero un po’ troppo elevato e ingiustificabile.

La protesta degli alunni

Chissà cosa devono aver pensato gli alunni del Sannazaro che, appena ricominciato l’anno scolastico, si sono visti organizzare una gita in una località balneare a Varcaturo. Lo dichiarano i rappresentanti degli studenti: “Una classe ha dovuto pagare 18 euro per andare a fare beach volley in un lido a Varcaturo” e “un’altra classe ha dovuto pagare 10 euro per andare in piscina. Ha dovuto pagare anche per l’accompagnatore”.

Così, invece di continuare in queste attività, due classi giovedì hanno fatto lezione nei corridoi rifiutando l’uscita didattica. Scatenando le ire della preside.

Pieno l’appoggio dai genitori. Uno di loro ci dice: “Basterebbe tornare alla settimana lunga per fare la turnazione delle aule. Non capisco perché si continui invece su questa via”. I genitori hanno fornito ai loro figli un foglio in cui – essendo queste uscite programmate nel Ptof (Piano Triennale di offerta formativa) non sarebbero obbligatorie. Quindi, i loro figli non sarebbero tenuti ad accettarle.

Lo scontro interno

La circolare dei sindacati affissa all'interno della bacheca del Liceo Sannazaro
La circolare dei sindacati affissa all’interno della bacheca del Liceo Sannazaro

Fonti interne al Liceo Sannazaro ci spiegano: “La situazione di sovrabbondanza è nota al corpo docente e alla dirigente scolastica da aprile (si veda circolare a lato, ndr). Abbiamo fatto riunione sindacale ed informato i sindacati. La preside Colantonio ha ricevuto un richiamo ma l’ha ignorato. La domanda che ci poniamo è la seguente: perché è così importante aumentare i numeri a dismisura? Una eccedenza di cinque ragazzi è una cortesia alla mamma di un ragazzo, una eccedenza di 100 non è casuale. Quanto meno è mal programmazione”.

Ma la situazione starebbe degenerando. Altre fonti parlerebbero di giornali sequestrati agli allievi riportanti le notizie relative all’istituto. O di assenze a registro per gli allievi che si stanno opponendo alle uscite didattiche. Abbiamo avuto anche altre informazioni che non sono verificate ma che descrivono comunque il Sannazaro come una polveriera pronta a esplodere da un momento all’altro. La miccia sembra comunque accesa.

La posizione della dirigente

Laura Colantonio non ci sta. La dirigente, intervistata da Repubblica, ha dichiarato:

“L’offerta formativa della nostra scuola è chiara, pubblicata anche sul sito web dell’istituto. E ne fanno parte attività sportive e percorsi artistici anche extra moenia. […] Abbiamo avuto una crescita di iscritti e per evitare di usare spazi comuni della scuola, come il laboratorio di informatica, abbiamo deciso di favorire l’uscita extra moenia. Non credo che competa ai genitori pronunciarsi su questa organizzazione didattica”.

Le uscite al centro delle polemiche di questi giorni sarebbero regolarmente previste e si inserirebbero in quelle dei progetti di attività fisica itinerari d’arte.

I controlli

Non è sfuggito quanto sta accadendo al Sannazaro all’Ufficio Scolastico Regionale. Luisa Franzese, direttore scolastico regionale, per fare chiarezza ha già predisposto una visita ispettiva nei prossimi giorni.

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Napoli, Rione Sanità: cabina di regia sperimentale contro la dispersione scolastica

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Il plenum del Csm straordinario tenutosi a Napoli e i precedenti dati dello Svimez di cui  vi abbiamo parlato qualche giorno fa dipingevano un quadro impietoso della situazione partenopea, maglia nera italiana per la dispersione scolastica che i relatori della VI commissione indicavano come primo segnale delle devianze giovanili.

Proprio da Napoli, definito quindi tristemente un osservatorio privilegiato sul tema quasi omnicomprensivo delle baby-gang, parte un progetto pilota per arginare il fenomeno. Presso la Prefettura si è insediata nelle scorse ore la cabina di regia del progetto PITER (Percorsi di inclusione, innovazione territoriale e empowerment) destinato a circa 300 giovani di uno dei quartieri popolari più famosi e nel ventre della città partenopea. Parliamo di quel Rione Sanità che ha dato i natali a Totò e che ha ispirato “Il sindaco del Rione Sanità” di Eduardo De Filippo.

Il progetto PITER

Nel popololare quartiere partenopeo saranno presi in carico 300 minori di età compresa tra i 6 e i 18 anni, considerati a grave rischio di emarginazione sociale e conseguente avvicinamento alla criminalità organizzata che tra questi giovani fa man bassa di manovalanza.

Questi giovani saranno indirizzati verso percorsi didattici, scolastici e/o di formazione professionale. Confermando che la prima lotta alle devianze giovanili si effettua riportando i ragazzi nella scuola, nelle regole, nello Stato.

Comunità educante di quartiere

Il modello a cui si ispira PITER è quello della “comunità educante di quartiere” che sappia mettere in sinergia servizi sociali, municipalità, scuole e l’universo delle associazioni.

Progetto pilota contro la dispersione scolastica

Quello di PITER può definirsi un progetto pilota, esportabile in altre periferie del capoluogo campano (e non solo). Il progetto è finanziato dal PON Legalità del Ministero dell’Interno per 3 milioni di euro. Il prossimo passo sarà il bando di gara, ad evidenza pubblica, a cura del Comune di Napoli e finalizzato all’individuazione del soggetto attuatore.

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Napoli capitale della dispersione scolastica; studenti in calo in tutta la Campania

liceali generica

Meno quindicimila unità: lo dice il Miur riferendosi alla Campania in cui oggi suona ufficialmente la campanella dell’anno scolastico 2018/19. Incrociando tutti i dati certi relativi allo stato dell’arte dell’istruzione al Sud, il quadro non è certamente dei migliori.

Lo fa magistralmente, sull’edizione odierna del Corriere del Mezzogiorno, il giornalista Luca Marconi.

Napoli maglia nera d’Italia per dispersione scolastica

Tra i dati snocciolati per dipingere la situazione all’ombra del Vesuvio quello dell’ultimo rapporto Svimez sulla dispersione scolastica. Il report “Fotografia dell’abbandono scolastico e formativo” presentato a Roma parla chiaro e senza altre interpretazioni possibili: a Napoli oltre 60mila allievi lasciano la scuola dopo le medie, circa il doppio che nella Capitale (30mila) che è la città più grande d’Italia.

Csm e osservatorio Napoli

Nelle scorse ore intanto il Consiglio Superiore della Magistratura ha redatto una risoluzione al termine di un plenum straordinario nel Palazzo di Giustizia partenopeo. Il documento porta le firme di Balducci, Ardituro e Cananzi, membri della VI commissione del Csm, partendo dal case study Napoli come caso lampante della fenomenologia delle baby-gang.

La dispersione scolastica è individuata dalla commissione come campanello d’allarme per i fenomeni di devianza minorile. Fenomeni che nascono anche dalla responsabilità genitoriale esercitata «in maniera pregiudizievole» ma anche dalla mancanza di comunicazione, per esempio tra scuola e Tribunali per i Minori.

Più sport e inclusione

La soluzione secondo i relatori non è l’abbassamento dell’età perseguibile. Al contrario, sebbene le sanzioni vadano in qualche modo irrigidite bisogna spingere sulla leva del reinserimento in società.

La dispersione scolastica è quindi il primo segnale d’allarme. Di contro, secondo la relazione della VI Commissione del Csm, bisogna combatterla con più assistenti sociali ma anche con più attività tese al coinvolgimento dei giovani stessi. Come ad esempio le attività sportive e quelle inclusive.

Pronti comunque a partire

L'assessore alla Scuola del Comune di Napoli Annamaria Palmieri
L’assessore alla Scuola del Comune di Napoli Annamaria Palmieri

Dal punto di vista organizzativo tutto sembra filare liscio, in generale, per l’avvio dell’anno scolastico all’ombra del Vesuvio. L’assessore alla Scuola del Comune di Napoli Annamaria Palmieri ieri ha rivolto il suo personale “in bocca al lupo” agli studenti.

“Rivolgo a tutta la comunità scolastica, dai docenti al personale tutto, dai genitori agli allievi, i miei auguri più sinceri di un buon  anno scolastico.

Le nostre scuole sono da sempre orgogliosamente rappresentative di una cultura pedagogica dell’inclusione e della relazione che altri ci invidiano, e insieme dobbiamo collaborare per migliorarne anche gli aspetti organizzativi e per evitare le sofferenze in cui siamo incorsi a causa delle ristrettezze finanziarie degli ultimi anni.

Sono certa che, con un buon clima relazionale, in questo momento storico difficile in cui sembra che la cultura dell’urlo e dell’odio prevalga su quella del pensiero critico e della condivisione gioiosa, le scuole saranno in prima linea per presidiare un’altra narrazione del mondo nella quale accoglienza, democrazia, dialogo tra diversi, rispetto dei diritti della persona umana sono valori imprescindibili”

Dall’Assessorato al Welfare guidato da Roberta Gaeta garantiscono il regolare avvio del servizio di trasporto per allievi con disabilità, il cui numero a Napoli è in aumento rispetto allo scorso anno (circa mille allievi in più), come comunicato dalla Napoli Servizi che ne è responsabile.

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Napoli: 2,6 milioni di euro per il rifacimento delle scuole

ex Provincia Napoli città metropolitana

Con l’approvazione degli elaborati progettuali da parte del sindaco della Città Metropolitana di Napoli Luigi de Magistrial via un complesso piano di interventi per la manutenzione ordinaria delle scuole.

Il valore complessivo ammonta a 2,6 milioni di euro e riguarderà gli edifici scolastici in proprietà (o in uso gratuito con competenza dell’ex Provincia) sul territorio metropolitano (ivi comprese le isole).

Che interventi verranno effettuati?

Prima di tutto la sicurezza: secondo un preciso ordine di priorità verranno in primis realizzate opere per il ripristino, il risanamento e il consolidamento degli edifici scolastici, anche strutturale; poi il ripristino e la modifica di locali e tutto ciò che ne concerne, dalla realizzazione di murature, tramezzature, pavimentazioni ai rivestimenti, le tinteggiature e le verniciature; opere di messa in sicurezza, ma anche l’impermeabilizzazioni dei lastrici solari per evitare il fenomeno delle infiltrazioni, e il rifacimento dei bagni e dei servizi igienici.

Fondi per l’Artemisia Gentileschi

Nelle stesse ore un’altra delibera stanzia 30mila euro per concludere – finalmente – i lavori all’Istituto Artemisia Gentileschi di Agnano, finito più di una volta sotto i riflettori delle cronache.

Per il Gentileschi i 30mila euro si vanno ad aggiungere ai 617mila già stanziati. Serviranno per rimettere a posto e in sicurezza le facciate esterne della scuola, cornicioni e intonaco, in modo da restituirla al vecchio splendore. Gli interventi riguarderanno anche la sostituzione di tutti gli infissi esterni con nuovi infissi con prestazioni termiche all’avanguardia.

Il sindaco della città metropolitana di Napoli Luigi de Magistris (fonte: Wikicommons)
Il sindaco della città metropolitana di Napoli Luigi de Magistris (fonte: Wikicommons)

Il commento

“La Città Metropolitana di Napoli ha tra i suoi obiettivi strategici la funzionalità e la sicurezza delle scuole superiori su tutto il territorio metropolitano. Da quando mi sono insediato abbiamo messo in campo il più grande investimento sull’edilizia scolastica che si sia registrato dal terremoto ad oggi. E questo nonostante i gravi tagli inferti agli enti locali, grazie alla tenacia del sottoscritto e di tutte le forze politiche presenti in Consiglio Metropolitano, cui va il mio ringraziamento soprattutto perché si tratta di interventi a favore dei territori”.

Questo quanto dichiarato dal sindaco metropolitano Luigi de Magistris.